La casualità non esiste.
Ciò che è accaduto è accaduto, senza se e senza ma, e ciò che è di là da venire, è di là da venire. Insomma, la nostra fuggevole esistenza è stretta fra quanto abbiamo alle spalle e il nulla che abbiamo davanti, e non c’è posto né per il caso né per l’eventualità.
Il giorno in cui i miei versi fluiranno come il vino e avranno la stessa potenza dei racconti di Haruki Murakami, allora potrò fregiarmi del cognome Murakami anziché Scattarelli. Quel giapponese è un genio, un vortice di parole che ti avvolge come il fumo di una sigaretta in una notte senza fine. Ho divorato ogni sua opera, anche quelle meno brillanti come "L'Arte di Correre", ma anche lì c'è un'anima che mi trascina, soprattutto sapendo che lui stesso è un maratoneta incallito.
So che il mondo là fuori è cieco, non ha occhi per leggere tra le righe, ma io sono un ladro d'anime, un consumatore insaziabile di libri. Mia moglie? Beh, lei si dispera di fronte al mio vizio inestinguibile. I libri e le mie maledette coppe diventano i fantasmi che la tormentano ogni notte. E così, ci troviamo a caccia di una casa più grande, una dimora che possa ospitare non solo i miei libri, ma anche uno spazio sacro per le coppe e i trofei, come se fossimo un museo dedicato all'ego di un atleta ritirato.
Questa newsletter la sto buttando giù mentre il treno fischia verso Bari a una velocità che fa sembrare la vita un film. Appena finito di scannarmi per la seconda volta con la 30km Dei Portici di Bologna, un'odissea di asfalto e sudore. Mia moglie? Sta lì accanto a me, addormentata in una posizione contorta che sembra uscita da un dipinto cubista. Ma il bello è che solo un minuto fa si è pappata un caffè lungo che sapeva di catrame, una sorta di surrogato di caffeina che l'ha tranquillamente mandata in coma, lasciandomi la scrittura come unica compagna di viaggio.
Nel libro che ho tra le mani ora, Murakami lascia cadere queste parole: "ciò che è accaduto è accaduto". Ma io continuo a rivangare, a masticare il passato come una sigaretta spenta. Il vincitore di oggi ha battuto il tempo a 1h47, lo stesso tempo che ho fatto io tre anni fa, quando arrivavo in quarta posizione. Oggi? Settimo, con 5 minuti in più sul groppone rispetto ad allora e al campione di adesso. Ma sai, il tempo è solo un'illusione. Vincere oggi a Bologna? Sarebbe stato un colpo di fortuna, ma ciò che mi fa davvero sorridere è il fatto che io non sono più lo stesso di tre anni fa.
Allora ero un lupo solitario, senza catene al collo. Ogni gara era una guerra personale, una sfida contro me stesso. Io e il mio allenatore? Due poli opposti, come sempre. Lui voleva che io seguissi il ritmo di maratona, ma io? Io correvo come un dannato, a 3'35" per chilometro, come se fossi inseguito da demoni. "Verio, fai andare avanti quelli più forti di te", diceva lui. Ma sapevo che il mio era un diverso tipo di viaggio, un'inseguimento di piaceri e dolori che solo la velocità poteva darmi.
Non pensate nemmeno per un secondo che sia diventato un saggio pensatore, no, sono ancora lo stesso bastardo impulsivo e impaziente di sempre. Ma ho imparato a gestire questa bestia dentro di me, con un po' più di lucidità.
Sono le nove del mattino e mi trovo nella griglia di partenza, l'unico con i guanti alle mani. Porca miseria, sento il freddo pungente che mi s'insinua nelle ossa. Li butterò via prima o poi, ma cazzo, odio sentire freddo prima di una gara. Non solo è una tortura, ma consuma anche energie preziose che potrei usare per correre. E poi, manca solo un quarto d'ora allo sparo e io devo proprio fare pipì. Ma la griglia è troppo stretta con troppa gente ai lati. Questa volta, Verio, evitiamo il solito spettacolo di merda, letteralmente, con la pipì che gocciola giù dagli shorts e mi bagna le mani e le scarpe.
Cerco mia moglie tra la folla, ma so già che preferirà una tranquilla colazione in hotel rispetto a questa follia della partenza. Già la vedo, lì raggomitolata sotto le coperte, immersa nel suo mondo di cuscini e dolci sogni. E io? Io sono qui, in mezzo a questa ressa di corridori pronti a sfidare il mondo, ancora una volta.
Mentre sto facendo i miei soliti esercizi, mi imbatto in un vero pezzo da novanta, uno di quelli che tre anni fa mi ha dato del filo da torcere per l'intera corsa. Emanuele Ciotti, un triatleta serio con muscoli d'acciaio e gambe da statue di marmo. Appena mi vede, mi abbraccia e mi lancia un "oggi corriamo insieme, eh". In quel momento, penso fra me e me: "Beh, anche oggi probabilmente mandiamo tutto a puttane". Ma poi mi accorgo che il colore del suo pettorale è diverso dal mio, e ringrazio il cielo che lui correrà la maratona.
Ma certo che corriamo insieme. Con la mia solita abilità nel prendere le cose per il verso sbagliato, mi rendo conto che il ritmo maratona non può essere lo stesso di tre anni fa. Ci accordiamo e ci prepariamo per la partenza. Oggi Bologna è piena zeppa di gente, la musica riecheggia nell'aria come un'esplosione. Il mio Garmin è pronto, si parte. Emanuele parte come un razzo, come al solito, e io lo seguo mantenendo un ritmo leggermente più sostenuto del mio ritmo maratona. Sono nel gruppo di testa e tutto sembra andare a gonfie vele, quando all'improvviso, sento la voce di mia moglie. La cerco tra la folla e la vedo lì, con il cellulare puntato verso di me. La pipì mi sta tormentando, mi fa male il basso ventre e decido di fermarmi tra due bidoni. Mentre conto i secondi (lo faccio sempre), vedo il mio gruppo allontanarsi. Passano un ragazzo di colore, uno con la canotta gialla e uno con la canotta bianca. Tiro giù una bestemmia perché sono passati ben 50 secondi di pipì cristallina. Mi alzo i pantaloncini e riprendo a correre.
Dopo un paio di chilometri, mi attacco al ragazzo con la canotta bianca e comincio a fare il mio solito chiacchiericcio. Gli propongo subito di andare a riprenderli tutti. Lui mi guarda e mi risponde: "Non scherzare, io sono già al limite". Ok, faccio tutto io. Scopro che è di Rovigo, e mi chiedo dove diavolo si trovi quella città. Lui ride e mi dice che neanche lui lo sa esattamente. Per tutto il tempo che corriamo insieme, lo chiamerò sempre Rovigo e lui Bari.
È stato fantastico, nei tratti ventosi lui si piazzava davanti a me, facendo da scudo umano. Io dovevo solo aiutarlo con il ritmo e il fiato. Poi, quando arrivavano le salite e le discese, prendevo io il comando, soprattutto nelle rampette. Oggi, le mie gambe avevano un fuoco dentro, e appena il terreno si appianava, aspettavo Rovigo che mi guardava sbalordito.
Ne abbiamo recuperati tre, e davanti a noi la strada era libera. Ma all’improvviso, compare accanto a noi un tipo alto e magro, capisco subito che è un duro. Si presenta con un "Sto solo facendo un giro d'allenamento, facendo la mezza maratona in 1h e 9 minuti". Cerca di sganciarsi, ma non lo lascio andare. Il percorso diventa selvaggio e io attacco. Ci troviamo in un tornante stretto, pieno di fango e una salita ripida. Decido di non seguire la strada, ma di tagliare attraverso il fango e il prato. Guadagno un bel po' di terreno, ma non per ottenere un vantaggio sleale. È solo che, vedendo quella salita, ho sentito l'impulso del trail runner che è in me.
Appena Rovigo e il tizio magro mi raggiungono, quello magro mi chiede che tipo di scarpe sto usando. "Queste sono le Hoka Rocket X2, un altro livello!" Il percorso diventa un gioco, attraversiamo complessi, tagliamo attraverso vicoli, scendiamo sotto passaggi, attraversiamo mercati. Io tiro il gruppo a un ritmo forsennato, nessuno parla più. Mi seguono come due fantasmi. Arriviamo a 500 metri dal traguardo. Rovigo, senza guardarmi, mi dice di arrivare insieme. Io, nel frattempo, aumento il passo. Lui mi segue, e arriviamo insieme, con il tizio magro subito dietro di noi.
Non trovo mia moglie da nessuna parte, mi mettono la medaglia al collo e vedo Rovigo di fronte a me. Ci abbracciamo, "Sei un bastardo", gli dico ridendo. "Cazzo, ma tu sei matto", ribatte lui. E ridiamo insieme. Prima di separarci, gli chiedo: "Ma come cazzo ti chiami?" Alan, mi dice. "Sono Alan, di Rovigo. Ti troverò su Strava, stai tranquillo."
Di mia moglie nessuna traccia, una cosa strana davvero. "Alaaaaan", intanto lui era con la sua donna e il piccolo. Gli chiedo se posso fare una telefonata, e chiamo mia moglie. "Amore, sono alla fontana in piazza, raggiungimi subito", le dico. Lei arriva in un batter d'occhio, mi porge una Coca-Cola e mi sento subito meglio. Gli presento Alan e racconto come è stato il nostro viaggio insieme, un bastardo che non ha mai mollato. Lui, divertito, dice a mia moglie che sono matto. Tutto nella norma.
Mentre ridiamo, mia moglie guarda la classifica e scopre le nostre posizioni. Sesto e settimo assoluti, primo e secondo di categoria.
Murakami ha ragione, "Ciò che è accaduto è accaduto, senza se e senza ma". Oggi mi sono divertito più di tre anni fa. E io, senza se e senza ma, prima o poi vincerò la 30km Dei Portici di Bologna.
Raccontare tutte le cose che sono successe con i ragazzi di “Santacorsa” in questi due giorni insieme a Bologna e’ troppa roba per una sola newsletter, prima o poi le tirerò fuori, ma nel frattempo voglio ringraziarvi con tutto il mio cuore, ognuno a modo suo e’ un puro disadattato che nella corsa ha trovato la propria valvola di sfogo.
Grazie a tutti.
P.S.
Bologna e’ una regola e’ una canzone bellissima di Luca Carboni. Io lo amo per i suoi testi, la sua riservatezza, la sua vita privata non proprio tranquilla e per il suo talento, vi lascio con una piccola strofa, magari leggete questa newsletter ascoltando questa canzone. Io non l’ho fatto, ma si sa io sono una testa di cazzo..
Questa vita è bellissima
Anche se a volte ci tira giù
Qualcosa ci tira giù
E che Bologna è una regola
Che hai provato a spiegarmi tu
Non lo dimentico più
Mi ricordo le strade
In cui ti ho promesso che sarei cambiato
Ma non ho capito come si fa
Come si fa
Non ho capito come si fa
Come si fa
Come sempre se siete arrivati fin qui vi dico bravi e soprattutto grazie. Se mi leggete per la prima volta, io sono Verio e questa è “Fuga dalla realtà” una newsletter settimanale, anzi no mensile, anzi facciamo che ci scriverò quando ne ho voglia senza prendere impegni seriosi. Ho creato questa newsletter per parlarvi di corsa in un modo alternativo e magari ispirare qualcuno a cominciare. Per farlo al meglio vi dovrò senz’altro parlarvi di ciò che mi circonda, come mia moglie, il mio cane, la fotografia, i libri, la musica, il cinema, il cibo e anche qualche spettegulez.
Qui sulla pagina About troverete qualche info su di me, qui invece potete seguirmi su Instagram.
sei il numero amico mio!
Ald che Matto tu si un BASTARDONE! 🔥🔥🔥🔥