Non ho proprio voglia di scrivere questa newsletter. È una di quelle giornate in cui infili le scarpe da running solo perché devi, perché il programma lo impone. Alla fine, il risultato è sempre lo stesso. Correre o scrivere, che differenza fa? Entrambi mi fanno stare bene, mi fanno sentire più vivo, o almeno così mi piace pensare.
Parlando di sentirsi vivi, sabato mattina è stato un miracolo. Siamo riusciti a strappare dal letto oltre cento anime per un evento organizzato da Hoka, Sportclub e Santacorsa. Divertente, no? Vedere persone di tutte le età mescolarsi tra i vicoli di Bari vecchia, muraglia e infine sul lungomare. Correre con i canottieri che si allenano in acqua e le moltitudini che ogni mattina si svegliano per praticare sport all’aperto.
Volevo ringraziarvi tutti. I vostri volti, le vostre magliette sudate, avete reso questo evento autentico. Siete riusciti persino a farmi portare con me una piccola macchina fotografica e a scattare qualche foto. Avete reso questa bollente esistenza un po' più sopportabile.
Finisco l’evento e corro a casa per una doccia veloce, poi scappo a lavoro. Il telefono vibra come un dannato, messaggi, foto, chiamate, ma non riesco a fare un bel niente. È una di quelle giornate in cui il lavoro ti inghiotte e la testa è già proiettata altrove. Alle 14:00 ho appuntamento con Giuseppe, l'unico pazzo come me che può pensare di spararsi 18 km su un percorso collinare con una temperatura infernale.
Chiudo il negozio, mi cambio in fretta, prendo lo zaino che avevo preparato la sera prima e mi dirigo verso la Foresta. Di solito lì fa più fresco, ma non questo sabato. L'aria era bollente, i tratti al sole incandescenti. Tra single track, salite, discese e tratti asfaltati, arriviamo alla macchina completamente sfiniti. Penso alla gara del giorno dopo, mi dico che è meglio non pensarci troppo. Altrimenti mi viene da ridere, o forse da piangere.
Il resto della giornata lo passo a bere e a sudare come un maiale. Le gambe fanno male e sono gonfie come palloni. Non ho mai fatto un allenamento così ravvicinato a una gara, ma da quando mi sono iscritto a questo cacchio di Ultra Trail a fine luglio, devo infilare volumi di allenamento che in qualche modo simulino quella tortura.
Ed eccomi qui, cambiandomi in fretta, che vado a ritirare il mio pettorale. Per molti sono il favorito per la vittoria, ma io so già che sarà un calvario lungo e doloroso. Le gambe sono molli, la testa vuota di stimoli e il caldo non promette niente di buono. Mia moglie e il mio cane Forest sono qui a fare il tifo. Ogni volta che mia moglie viene alle gare faccio sempre bene, magari stavolta riesco a fare il miracolo.
Lo sparo arriva all'improvviso, vengo inghiottito da almeno venti corridori che sfruttano la partenza in discesa. Finita la discesa di un chilometro, c'è una salita che porta a un lungo single track. In testa c’è Vito, un ragazzo che ha avuto una crescita esponenziale da quando lo allena il mio allenatore. Per non farlo andare via, tiro una stecca in salita e mi attacco alla sua canotta, a quattro-cinque metri da lui, lo seguo come un'ombra maledetta.
Mentre mi godo il single track all’ombra, sento una leggera storta alla caviglia sinistra. Continuo. Dopo 500 metri un’altra storta, questa l’ho sentita davvero, è come una scarica elettrica che mi arriva fin dietro la schiena. Aumento i giri, Vito sta allungando. Faccio un salto, tiro un’altra stecca in piano per riattaccarmi alla sua canotta, ma niente, la caviglia si piega ancora. Arrivo al quinto chilometro e mi fermo davanti all’ambulanza. Chiedo se possono portarmi alla partenza e mi rispondono di no. Nel frattempo, sento la scarpa che sta trattenendo il mio piede dall’esplodere. Cambio visuale del Garmin e, grazie alla mappa, capisco come tornare da mia moglie. Corro e cammino per altri cinque chilometri, tratti in discesa ma soprattutto tante salite. Nel mentre, incontro tantissime masserie o trulli dispersi nel nulla. Un cane di taglia media cerca di venirmi incontro minaccioso, gli tiro una pietra addosso e capisce al volo che non ho paura di lui, rientra subito in casa continuando ad abbaiare.
Finalmente arrivo, dal lato opposto del traguardo. Mia moglie mi guarda, non riesce a parlare, non ha ancora capito se sono il primo ad arrivare o cos’altro ho combinato. Le dico: "Amo, mi sono ritirato. Ho male alla caviglia, era impossibile continuare. Mi dispiace davvero molto, oggi compiamo due anni di matrimonio, e io tiro fuori il mio primo DNF della mia carriera."
Il resto della giornata l'ho passata al mare, caviglia in ammollo, birra nella borsa frigo e il cane che si rotola nella sabbia come una dannata cotoletta. DNF, Do Not Finish. Pensavo fosse una cosa brutta, ma alla fine non succede un cazzo.
Anzi, sapersi ascoltare richiede una sensibilità che pochi hanno. Mi dico bravo da solo e penso all'Ultra Trail. Penso a quelle montagne mentre sono al mare, penso a quell’aria che mi fa sentire davvero libero, penso alla lunga distanza. Mi dico che gestirò il più possibile per finire con una progressione finale. Ma soprattutto, non vedo l’ora di correre con Tommy, un amico di penna che non ho mai conosciuto dal vivo. Nonostante la distanza, ci scriviamo quasi ogni giorno e siamo riusciti a organizzare il nostro primo incontro in una gara di Ultra Trail.
In queste gare succede di tutto. Sei felice per due ore, poi ti crolla il mondo addosso. Gli sbalzi di emozioni e sensazioni sono la ricetta giusta per finire una gara del genere. Spero di non dire troppe parolacce, di non fare troppe pipì, di non farmi trascinare in risse violente con altri corridori.
In ogni modo, sarà bellissimo. Come scrive Tommy: “KEEP GOING”.
Come sempre se siete arrivati fin qui vi dico bravi e soprattutto grazie. Se mi leggete per la prima volta, io sono Verio e questa è “Fuga dalla realtà” una newsletter settimanale, anzi no mensile, anzi facciamo che ci scriverò quando ne ho voglia senza prendere impegni seriosi. Ho creato questa newsletter per parlarvi di corsa in un modo alternativo e magari ispirare qualcuno a cominciare. Per farlo al meglio vi dovrò senz’altro parlarvi di ciò che mi circonda, come mia moglie, il mio cane, la fotografia, i libri, la musica, il cinema, il cibo e anche qualche spettegulez.
Qui sulla pagina About troverete qualche info su di me, qui invece potete seguirmi su Instagram.
Leggo da poco quello che scrivi, però conosco il tuo nome per via delle gare a cui ho partecipato anche io. Sei un grande Verio!!
Aspetto con impazienza una rissa con i corridori!
Sarà un viaggio pazzesco, vado ad allenarmi!
KEEP GOING CAZZO!